Negli ultimi anni la figura del consulente si sta evolvendo e sta acquisendo un’importanza sempre maggiore. L’aumento del lavoro agile e a distanza, inoltre, ha persino rappresentato una possibilità, per il consulente, di poter seguire più aziende senza la necessità di avere con esse un contatto diretto. Ma cosa fa esattamente un consulente aziendale? Perché un’azienda dovrebbe rivolgersi a tale figura professionale? E come fare per scegliere quella giusta? Cerchiamo di rispondere a queste domande proseguendo con l’articolo.
Cosa fa una consulente professionale
Esistono diversi tipi di consulenti professionali. Generalmente, le aziende si rivolgono a loro per ottenere un rapido aiuto utile al raggiungimento dei loro obiettivi di crescita e di aumento del fatturato. Per tale motivo, il consulente deve essere una persona con una preparazione e un’ esperienza che possa far screscere l’azienda in breve tempo e risollevarla da eventuali problematiche. Non raro il caso delle startup, aziende giovani e da poco sul mercato, che richiedono una consulenza per lanciarsi nell’attività al meglio. Sono molteplici gli ambiti di intervento del consulente: piani di produzione, gestione del personale, gestione del fatturato, coesione del team, orientamento, pianificazione economica, efficienza dei processi ecc.
Quali competenze deve avere un consulente aziendale?
Data la natura di questo lavoro, il consulente deve necessariamente specializzarsi per poter essere d’aiuto a un’azienda. È molto raro, infatti, che un consulente sia in grado di risolvere ogni tipologia di problematica. Nonostante questo, però, deve avere una conoscenza almeno basilare su come si porti avanti un azienda. Le sue competenze e i suoi studi, quindi, prevedono una formazione in campo economico, finanziario, giuridico e tecnico. Successivamente, il consulente si specializza in una di queste aree ed è lì che l’azienda lo assume in base alle proprie esigenze specifiche.
Un buon consulente, comunque, deve essere in grado di individuare il reale problema che sta impedendo a un’azienda di crescere ed eventualmente fornire ad essa un aiuto solo se si tratta del proprio campo di intervento, consigliando altri consulenti se la problematica non può essere risolta da lui. È per questo che una preparazione generale è di vitale importanza per questa figura professionale.
Come funziona il rapporto professionale?
Siamo nell’ambito del B2B, ossia di un rapporto contrattuale tra due o più professionisti, diverso quindi dal B2C, che è un contratto che si stipula tra un’azienda e un privato. Molte aziende credono che un consulente riceva il suo compenso solo ed esclusivamente se i risultati preposti sono raggiunti.
In realtà non è proprio così. All’interno del contratto, il più delle volte, vi è una obbligazione di mezzo, ossia il pagamento di un corrispettivo sulla base di una prestazione lavorativa, e non id un risultato raggiunto. Va precisato infatti, che i consulenti non hanno in mano “le chiavi dell’azienda” ma agiscono come figure professionali esterne che aiutano tali aziende a risolvere eventuali problematiche. Sono poi queste che devono mettere in pratica i consigli ottenuti durante le consulenze e applicarli ai loro casi specifici.